Il disordine delle cose che non ci siamo detti - 91





c'è sempre tempo per restare, anche con le parole. per accomodarsi in promesse non mantenute, e ritornarci su. vedersi felici ieri e non capire come si faceva, a non avere pensieri. che poi non si può non pensare, ma in alcune foto sembravamo così. con le anime al vento, come quei panni puliti sopra i tetti. con gli sguardi puliti, anche. che quando mi guardavi tu, diluivi i miei errori. li facevi tuoi, sembravano quadri sporchi ma perfetti. sbagli che rifarei. mi metterei a pregare in ginocchio, se solo ci fosse spazio. mi metterei a chiedere a un dio che inventerei solo per noi, di ritornare nel posto che ora non c’è. nel disordine delle cose che non ci siamo detti. perché siamo troppo vecchi ora, per tirare giù grattacieli di verbi e frasi sotto i nostri piedi e dire. dire a noi che non ci sono possibilità, che siamo belli così, belli ed eterni, nei ricordi di un tempo che è stato. resteremo ai luoghi che ho incollato nei tuoi gesti, negli sguardi scivolati nelle maniche della giacca, nei baci così forti che per la gravità ci cadevano tra le ginocchia. sono rimasti lì. negli scontrini che abbiamo lasciato sui banconi dei bar, tra bicchieri perfettamente a metà. che le due parti insieme erano un uno pieno. come noi. che ci siamo divisi in così tanti pezzi che ora non sappiamo cosa fa parte dei nostri nei ricordi.
quello che rimane delle nostre parole si mescola con ciò che mi illudo di averti sentito dire. e di averti confessato. ho nascosto frasi sulle panchine al mare, timido e ubriaco. quando sono tornato non c’erano più, ma so che non le hai prese tu. ora decorano le vite degli altri, magari un amore di niente, ma  che resiste e non frana - perché non pesa.
chiedo alle lettere di non fare rumore sotto le dita, ora che sto finendo. che non frenino troppo, contro il limite del foglio. che sia una fine dolce, come non è stata con te. mentre io mi arrendo al disordine delle cose che non ci siamo detti, così le parole cadono qui e si fermano, senza forza. come panni puliti sopra i tetti, in quel giorno che il vento non c’era.

che poi quando ritorno sulle pagine dei miei diari di allora, non c’è scritto niente. giorni di fogli vuoti. forse che non c’è abbastanza spazio per scrivere: tutto. con quante parole lo scriveresti, noi?



3 commenti:

  1. (se fossi io XD) non lo scriverei affatto. lascerei la musica (MERAVIGLIOSA) e le immagini e gli sguardi e
    e poi certi luoghi si lasciano, ma solo perché si diventa grandi e allora sono un pochino stretti, ma si trasloca altrove, magari non da soli, magari in due, senza saperlo, ma in fondo, avendolo sempre saputo.
    mi viene una frase da scrivere (magari non c'entra un tubo, ma tu permettimelo): tu continui a scrivere di fini, io continuo a scrivere di innumerevoli inizi, non potremmo essere più opposti, per attrarci come la terra blu e la sua luna. :)

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  2. Allora anche una fine può essere meravigliosa... basta ricordare di avere avuto l'anima al vento per ritornare sopra i tetti e dare una forma ai panni come fossero nuvole al contrario *_*

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  3. "c'è sempre tempo per restare, anche con le parole. per accomodarsi in promesse non mantenute, e ritornarci su."

    io mi trovo sempre in imbarazzo a commentarti...
    tu spesso scrivi quello che io sento e ho difficoltà a dire. meno male che ci sei tu!
    ...meraviglioso post, come ogni volta :)

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