Delle rotaie vicino ai treni e delle lettere mai scritte - 89


Alessandro Gottardo

Non so dirti quando arriverò, so che il treno è in ritardo, ci siamo fermati qui, in una stazione desolata, che si vede solo il mare. Scorrono i binari accanto alla spiaggia, si vedono gli ultimi ombrelloni dell’estate, lasciati piantati nella sabbia, alberi di plastica, a fare ombra a nessuno. Alcuni sono ancora aperti. Ci immagino sotto una coppia felice, un bambino che scava nella sabbia sperando di arrivare dall’altra parte, passando per il centro della terra e rispuntando fuori, come sognavo io…
Invece non c’è nessuno e questi ombrelli sono come le mie parole inutili – che sussurro alla carta tossendo inchiostro senza nessuno scopo.
Così io pianto sulla spiaggia dell’esistenza le mie parole, a gettare ombre sui ricordi che mi permetti di scrutare dai tuoi occhi. E che sono miei. Il mare arriva fino a un punto stabilito e si ferma, torna indietro. Mi sono sempre chiesto se è stata la terra a tracciare il limite, o il mare dalla sua parte. O se si sono incontrati, a metà strada, come due labbra alla fine di una parola. A me piacerebbe che fosse così, l’armonia delle cose, la perfetta geometria di una conchiglia, l’esattezza di un cuore che batte in ogni corpo, la bellezza di un processo di fotosintesi.
Mi piace credere che tutto sia stato cucito alla perfezione, e che il corpo – il mio – sia un lembo di qualcosa di più grande che non posso capire. Ma percepisco che sono lembo attaccato ad altra carne che sei tu.
Una ferita che guarisce – e siamo noi.

Non so quando il treno ripartirà, ma per ora sono qui.
E non scendo, neanche per il mare.
Dicono che si sia rotta una carrozza, o che c’è un treno ad alta velocità che ha la precedenza. Ma io non ci faccio caso. Questo foglio è il vetro di una finestra affacciata a un mondo. Che sei tu. E non puoi sparire. Ti scrivo le parole al contrario, a sbiadire poco a poco. Così le leggerai. È bello sapere che Tu sei luogo da esplorare con gli occhi. Con le mani. Con il corpo.
Perché tutto mi è sempre franato tra le mani, le promesse, le speranze, le canzoni, le lacrime, le felicità condivise, i pugni, le vite degli altri, i sentimenti – io non sono buono a tenere unito niente: forbici che abbracciano carta, e tagliano inesorabilmente tutto.
Ma so che se tu sei, adesso, un posto da qualche parte, e questo non può crollare.
Perché crollano i palazzi, gli amori impossibili, tutto.
Ma i luoghi, no.
Rimangono le spaccature.
Ma noi stessi siamo una ferita che guarisce.

Allora una vita che crolla non la si può trovare, né una speranza, un sentimento, una persona.
Ma un luogo, no.
Rimane lì.
Ad aspettare.

Come un foglio accartocciato su una spiaggia, lanciato da un treno che all’improvviso torna a correre, a stridere sulle rotaie, lento, verso la città, pieno di parole che nessuno leggerà mai.
O forse tutti.
Ma comunque, non tu.

(Si racconta di una foglio accartocciato su una spiaggia, e di un treno che impazziva correndo sui binari. In qualche modo il vento fece la sua, quello che spingeva le onde sulla spiaggia e quello che correva dietro ai binari, cosicché la lettera tornò nel treno. 
Non chiedetemi come, io non ho potere su queste cose.
Si racconta che qualcuno sta leggendo la lettera, adesso.
E quel qualcuno sei tu.)

3 commenti:

  1. sospiro, respiro. conosci il suono del magone. ma quello bello, che ti riempie qualcosa dentro e non se ne va più?

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  2. A me i racconti che raccontando di fogli così piacciono, anche se mi accartocciano un po' :)

    " Mi piace credere che tutto sia stato cucito alla perfezione, e che il corpo – il mio – sia un lembo di qualcosa di più grande che non posso capire. Ma percepisco che sono lembo attaccato ad altra carne che sei tu.
    Una ferita che guarisce – e siamo noi."

    è bellissimo questo pezzo :)

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  3. Sai qual è la verità? che mi sono sentita lì in mezzo, quel foglio di carta in balia del vento, carico di emozioni. E' stupendo...
    "Ma so che se tu sei, adesso, un posto da qualche parte, e questo non può crollare.
    Perché crollano i palazzi, gli amori impossibili, tutto.
    Ma i luoghi, no."
    *_*

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