Per le
forme dei tuoi capelli appena sveglia
Mi perdo
come in strade
Come in
vie disabitate
Tra i
tuoi occhi e lo spazio in cui si insediano
Le mie
parole che sono vuote, le mie parole che sono - addii
Che non
capisco mai se con l’arancio bisogna passare
O arrestarsi
tra le ciglia
Dei tuoi occhi
Troppo
grandi
Dei tuoi
sguardi
Sempre altrove;
E saranno
le tue ginocchia storte
E lo
spazio un po’ largo tra i tuoi denti
E che
non sai stirare le camicie
Quando sai che ti descrivo
Il modo in cui mi chiedi “come mai”
Sarà per
questo che siamo come libri aperti
Come pagine
stanche
Come ferite
scoperte
Sarà per
questo che ti agitano i temporali
E gli
aerei troppo bassi
Le partenze
subitanee
Sarà per
questo che ti rendono felici
i cieli
rasserenati
La carta
stropicciata
La
marmellata fatta in casa
Sarà così
che finiremo tra vent’anni
Non importa
se insieme o separati
Saremo verbi
coniugati
Saremo
venti mitigati
Ti
ritrovi in una stazione ferroviaria
A guardare
le prime stelle
E i
tramonti già segnati
Nei luoghi
in cui siamo nati
E poi sorridi
a quel buio che si forma
A quel
cielo che si attarda
A quella
luna mezza sgonfia
E lo fai
con i
tuoi occhi meno grandi,
con i
tuoi denti meno larghi
con le
tue ferite ancora scoperte
Sai che
sarò in quel dappertutto universale
Da
qualche parte a raccontarti
A dividerti
in tante parti
Sono sempre stato un ladro
Delle tue
espressioni strane
delle
forme dei tuoi capelli
Mentre dormi
a me accanto
Come adesso,
come mai.
illustrazione di Emiliano Ponzi
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