Esso essa egli o chi per lui, insomma, l’uomo della pioggia un giorno si prese una bella pausa e andò a prendersi una pizza. Così tutta la pioggia cadde sull’asfalto. Tutta la pioggia che puoi immaginare stretta nelle strade grigie di tutto il mondo come le lacrime di una donna sulla sua pelle nuda – le strade sono le gambe \ la carne dei polpacci gli incroci delle vie \ le scapole sono i ponti - tutta la pioggia del mondo sull’asfalto. Tutta la pioggia del mondo.
Le case vomitarono fuori tutta la gente, un pus pulsante di vita. I pugni degli asfaltonauti stretti a ombrelli di colori morti per overdose di intensità. La pioggia scendeva e gli ombrelli riparavano. I pugni stringevano. Le case, vomitavano la gente.
Come formiche impazzite in un cervello aperto, i passi calpestavano il mondo nelle pozzanghere di pioggia nera e densa, la pioggia dimenticata da esso essa egli o chi per lui, insomma, dall’uomo della pioggia.
La pioggia cadde tutta. Tutta quella che era rimasta. Non ce n’era più, addensata nel cielo. Sanguinava tra le strade e sugli ombrelli morti e sui tetti delle case vuote. Nella melma che sporcava le scarpe degli asfaltonauti – le suole sudice strisciavano i tappeti welcome tutti uguali davanti ai portoni imbrattandoli per sempre. Ogni impronta rimarrà indelebile senza che la pioggia si porti via nulla, perché non scenderà più. La strada come un foglio affollato di impronte digitali. La pioggia cadde completamente.
Quando la pioggia finì, finì e finì di scendere, tutti ritornarono nelle case. Come ferite rimarginate, gli asfaltonauti vennero riassorbiti dalle porte, come sangue sano nelle arterie malate. Gli ombrelli vennero lasciati fuori, vittime di sacrifici umani. Totem di inesistenza, scheletri schiacciati da una pesante gravità. Tutta la pioggia sulla strada, tutti gli ombrelli nelle pozzanghere, tutti gli asfaltonauti nelle case. Ogni cosa nel posto sbagliato. Nulla si muoveva. Il silenzio aveva la nausea.
Solo che gli ombrelli insorsero. Divennero sovversivi. Anarcombrelli. Non siamo esoscheletri usa e getta, siamo prodotti dell’ingegno degli uomini antichi. E gli ombrelli entrarono nelle case e cacciarono fuori gli asfaltonauti seduti sui divani - a mangiare pop corn del discount.
Anche la pioggia insorse. Che era tutto morto lì, non aveva molto senso. Vuoi farmi credere che la fine di tutto sarà in questo asfalto di merda?, si diceva. Che esistere significa cadere nel vuoto per sentire un calcio nello stomaco, e poi basta? Allora esistere è davvero inesistente. Gli interrogativi e tutto quel pensare le infuocò i pensieri. E le gocce divennero calde e si staccarono dalla strada e dai tetti. E piovve al contrario, piovve la neopioggia.
Non esistevano più ombrelli, ma solo anarcombrelli. Perciò gli asfaltonauti non potettero ripararsi dalla neopioggia. La neopioggia saliva veloce verso il cielo come l’eco di una voce severa. Le direzioni delle gocce, binari di treni verso cimiteri comuni. E tutti nelle strade a bagnarsi della neopioggia, a sporcarsi, perché non proveniva da esso essa egli o chi per lui, insomma, dall’uomo della pioggia, e quindi dalle nuvole, ma dalle pozzanghere sudice e malate come ratti sciolti.
La neopioggia dalla strada, gli asfaltonauti chiusi fuori dalle loro vite comode nelle case, gli anarcombrelli sulla pay tv.
In un nuovo equilibrio, proprio nel momento in cui esso essa egli o chi per lui, insomma, l’uomo della pioggia ritornò con una pizza alla cipolla, e si sedette sulla sua comoda sedia a dondolo.
Adoro scrivere, quando non so cosa scrivere.
Adoro quando non sai cosa scrivere.
RispondiEliminaLo sapevo fosse il regalo giusto!
RispondiEliminaQuesto post è stupendo e io mi trovo a mio agio, tanto!
Concordo con Roby, piace anche a me quando non sai cosa scrivere ^^
Soprendentemente anarcobravissimo (con o senza l'ombrello) :D
Potrei iniziare a chiedermi, dopo aver molte volte rimproverato al mio corpo il fatto che un giorno mi dovrà lasciare, se non si senta anche lui al contrario un esoscheletro vomitato da un'anima... e non diventi un anarcosoma...
RispondiEliminaUn pennello ancora diverso, che ha scalfito con violenza inapparente una favola profonda...
Visionario autore, con le sue immagini creative in 3D e 4 pure, data l'originalità di situazioni e nuove-parole-simboli di un dizionario in movimento evolutivo costante :)
RispondiEliminaAdoro gli arcombrelli é__é
Con tutto il macello intorno il caro rain man avrebbe almeno dovuto prendere una pande-pizza ;)
Bravo Sa'
miri
Quando non sai cosa scrivere...E' proprio allora che talvolta vengono fuori delle perle, guizzi di ingegno, scarti di creatività che rivelano, nella "disperazione" del momento arido,la forza della fantasia che,anche sopita, è pronta ad esplodere quando meno lo credi, in manifestazioni che nulla hanno da invidiare (direi)ai "momenti ispirati" :)
RispondiElimina"Come formiche impazzite in un cervello aperto" è di una bellezza disarmante.. ti faccio sentitamente i miei complimenti per ciò che scrivi
RispondiEliminaBe', c'è da dire che esso egli essa o chi per lui quando ti creò non era distratto e aveva la pancia piena...
RispondiEliminaGli scritti migliori vengono fuori proprio quando non si sa cosa scrivere. Complimenti :)
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