I nostri cuori rovesciati



“Checché se ne dica
io e te,
noi due,
tu ed io,
siamo giunti a un punto
di non-ritorno”

(sottotitolo:
già finiti illo tempore
ché verso la fine
mi chiedevi ancora
di scrivere poemi,
di dedicarti archi di frasi
in corsivo su fogli riciclati;
mi dispiacque dirti che ahimé
non ne ero più in grado;
ero un Odisseo ormai approdato
ad Itaca, con le lance già insanguinate
il talamo di nuovo disfatto;
così, senziente e scorato
da un verso all’altro
malgrado, ti ho escluso:
mi verso orora un bicchiere
e il verso che ti immagino fare
nel mentre
somiglia a canto sgraziato
e ti perdi,
nel guazzabuglio di cori
del resto del mondo che
s’assottiglia frattempo e
mi faccio stoviglia della fame bestiale
che avevi
delle mie parole, allora,
tosto ti dico:)

Giacché da qui non si ritorna
allora si fa che procediamo
in avanscoperta, a versi contrari,
a mò di bestie
come a briglia sciolta,
vai pure, t’illudi
vo’ pure insicuro!
Procederemo a distanza,
con le punte sottili
dei nostri cuori rovesciati
punteranno sempre l'un l'altro
a questo centro polare
in cui or siamo;
faremo un giro rotondo
e senza tornare
ci incontreremo ancora
sarà uno scontro frontale:
in quel momento mi sovverrà
che questa curva percorsa
dei passi sotto i miei piedi
somiglia a quella che hai tra labbra e orecchie
ogni volta che ti incontravo
in quella dimora minuscola
e ci scontravamo
ed erano braccia
che toccavano
- braccia
e schiene contro schiena e falangi incrociate
e sportelli socchiusi per farci spazio nel niente:
quando ti incrocerò ancora
sarà
un punto di non-ricordo
smemorati si fa che si ricomincia
e dimenticheremo le storie passate
tempeste e quiete e le parole, tutte,
per poterti daccapo
imparare
- a memoria.


[immagine di Emiliano Ponzi]

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