Disabitato




Scorrono le ore
Come l’acqua di un fiume notturno
- Il Tago, forse il Gange
E perdo la capacità di abbattere
La realtà e la finzione
Ostruita da dighe di parole.

Perdo dall’inizio
Lo scalpo sulla mia testa
– Un rituale indiano;
Fuggono così pensieri atavici
Rimandi della memoria
Che fingevo di non ricordare
(Dimenticare è una terapia moderna
Per non soffrire)

Rimango così
Senza un tetto sulla testa
Come disabitato
Da sicurezza alcuna
E scendo per le scale della notte
Che si attarda a divenire
Mattino
Sono fantasma che cammina
A tentoni, come se non conoscessi
I limiti della mia dimora stanca
 – un corpo arreso, uno sguardo bianco, l'indecisione appena;
Un attimo
E poi tutto ritorna
– Fedele –
Ad allagare le membra.




Illustrazione di Emiliano Ponzi


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