Agata


"Quando sei andato via lo hai fatto così velocemente che dentro di me hai lasciato un profondo vuoto che non sapevo spiegare. Al mattino mi svegliavo senza contare i giorni e la sera mi addormentavo senza chiedermi cosa avrei fatto del mattino dopo. Covavo dentro di me quel vuoto e all’improvviso, senza nemmeno volerlo, ho iniziato a riempirlo di odio. 
Odio contro la gente che incontravo per strada, odio per gli sconosciuti, per gli amici di un tempo e per quelli che ancora c’erano nonostante li allontanassi; covavo odio per tutte quelle persone che portavano un segno di te e per i miei occhi che ostinatamente ne cercavano uno tra la folla. Mi sono riempita di odio così tanto che questo odio ha cominciato a impossessarsi di me, lo sentivo fremere e muovermi nei gesti quotidiani, nelle decisioni improvvise. Allora ho fatto la cosa più sbagliata che si potesse fare: dimenticare.
Ho dimenticato poco alla volta tutti i tuoi tratti, ho sovrapposto alle tue parole quelle degli altri, ho permesso a delle mani qualsiasi di restare nelle tue impronte. Sono passata davanti alle nostre panchine vedendo una coppia che non mi ha ricordato noi, ho rimesso i tuoi libri in mezzo a tutti gli altri e alla fine, soltanto alla fine, ho perso per sempre il colore esatto di quella sera, quando per puro caso, gettando lo sguardo oltre le righe del mio ennesimo romanzo in una stazione di provincia, la mia lettura si è fermata su di te. E gli occhi non hanno interrotto quello che stavano facendo e hanno continuato quel gesto, così ho iniziato a leggere i tuoi occhi tristi. E lì mi sono fermata.
A leggerti per sempre."

[Agata, Acqua Alta]


disegno di Emiliano Ponzi

1 commento:

  1. Quando, tutto in uno sguardo, cogliamo il mondo intero. Chi scrive di gesti piccoli, li ha studiati, probabilmente fino all'ossessione. Dove cominciano e dove finiscono? Ma finiscono poi, se nel gesto del dimenticare, torna tutto a galla in un solo guizzo? Allora dimenticare è un'arte mentale che non è sufficiente se l'anima ci mette così poco a ricordare. E in quel l'unico gesto dell'anima ci salviamo. Basta poco e siamo sempre noi, in quel momento, perché non abbiamo davvero bisogno di dimenticarlo, lo vogliamo per non soffrire, ma alla fine è quella memoria che ci rianima appunto ^_^

    RispondiElimina