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Alessandro Gottardo |
10 marzo 2013
Di quella volta che mentre andavo alle poste sono finito a fare il cinema
Oggi
ero per strada e uno mi ha detto Ehi tu. Io non ho detto niente. E lui ha detto
Ehi tu. Quando oggi ero per strada e uno mi ha detto Ehi tu io non sapevo che
dire. Vuoi fare il cinema, mi ha detto, vuoi fare l’attore. Aveva la bocca
sporca di dentifricio ma la cosa strana è che lui mi ha detto: ehi hai la bocca
sporca di dentifricio; eh, anche tu, gli ho detto. Abbiamo riso ma
una risata che ridere proprio. Poi io ho detto che dovevo andare a pagare la
luce, che ero in ritardo. Per la luce poi ci pensi, mi ha detto lui, adesso
vieni a fare il cinema. E sono andato, che mi aveva fatto ridere questa cosa comune
del dentifricio.
Nel
film io ero un avvocato fra i tanti in schiera davanti al giudice, nella prima
scena del film. Ero bello vestito da avvocato che se mi avessero visto mamma e
zia, pensavo, si sarebbero sciolte in lacrime. Che mamma me lo ha sempre detto,
te lo potevi prendere un pezzo di carta, tu potevi studiare, se… Ma non finiva mai di dire. Non ho
mai capito che voleva mamma con quel se,
con quella frase non finita, e allora ho cominciato a pensare che tutte le cose
non finite fossero patetiche,
perché mamma non sorrideva quando mi diceva se.
In
piedi in nome del sacro diritto
canonico, dovevo dire, nella prima scena del film, quando un tecnico diceva
Ciak.
Me lo hanno spiegato la prima volta. Me
lo hanno spiegato la seconda che cosa dovevo dire, quando il tecnico diceva Ciak
nella prima scena del film, me lo hanno spiegato una terza. Non capivo. Mi ha
detto che era patetico che insistevo, io pensavo che non volevo essere come una
frase che finiva con se… e non finiva
veramente proprio.
Sentite,
ho detto, io ho capito che devo dire dopo che il tecnico dice Ciak, devo dire
In piedi in nome del sacro diritto canonico, devo dire, nella prima scena del
film.
E
allora?
E
allora non ho capito come lo devo dire, signor ciak.
Come
devi dire cosa?
In
piedi in nome del sacro diritto canonico,
ho detto.
E
come lo vuoi dire?
Voglio
sapere l’accento, gli ho detto.
Ah
l’accento, dici.
Senti,
mi ha detto il tecnico che dice ciak, senti guarda che qui non siamo a
Hollywood, ha detto. Che qui non siamo professionisti, io di lavoro faccio
l’impiegato alle poste.
Che
ti posso pagare la luce, gli ho detto, al signor ciak che di lavoro fa
l’impiegato alle poste.
Ma se
n’è andato.
È
venuto il regista.
Senti,
qual è il problema?
Che
voglio sapere l’accento.
L’accento
di che? Guarda che non sei un attore vero, mi ha detto, guarda che non
diventerai famoso. L’accento vuole, ahah, ha riso il regista. Che mica io sono
un vero regista, mi ha detto, io nella vita sono il direttore alle poste, mi ha
detto.
Che
ti posso pagare la luce, gli ho detto, al regista che è un direttore alle poste.
Ahah,
ha riso, se n’è andato.
È venuto quello che faceva il giudice, il
protagonista. Che poi era quello con la bocca sporca di dentifricio, non io,
l’altro; non vi confondete. Lei lavora alle poste, gli ho chiesto; lui mi ha
risposto No, sono un attore. Sono
rimasto male malissimo. Veramente avrei tanto voluto fare il giudice, mi ha
detto, ma non ho potuto studiare. Non sapevo che fare, e così ho fatto
l’attore.
Cosa vuoi sapere, mi ha chiesto.
L’accento.
Ahah, ha riso. L’accento! Che non sei mica un
attore. Che non sei mica un professionista.
E ha chiamato il regista e il tecnico che
dice Ciak, sentite questo, vuole sapere l’accento! Ahah! E sono venuti tutti
davanti a me che ridevano, ahah.
Io ho cominciato a balbettare ma poi mi sono
detto Coraggio, che anche se non ho un pezzo di carta ce la posso fare a dire
questa frase.
Sentite, ho detto, io non sono di qui, ho
detto, io vengo dalla provincia, stavo in città per andare alle poste.
E quindi, hanno detto.
E quindi com’è che volete che vi dica la
battuta, con l’accento da città o da provincia.
Ah.
Ah, hanno detto tutti e tre, che non avevamo
capito.
Ah, ha detto il regista, che avevi ragione,
scusa ma veramente.
Ah, ha detto l’attore, che lo potevi dire
prima.
Ah, ha detto il signor ciak, se le cose
stanno così, te lo diciamo l’accento giusto.
E finalmente cazzo magari proprio, ho detto.
Me l’hanno detto.
Ho girato la scena.
Me ne sono andato.
Che poi la posta era pure chiusa, dice che
stavano girando un film, e se me lo dicevano prima, andavo direttamente a fare
il cinema, è una cosa che mi ha fatto venire i nervi proprio.
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ci si sbatte sempre troppo per riuscire a pagare.
RispondiEliminaBel gioco surreale e ironico. Mi è piaciuto.
RispondiElimina