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Alessandro Gottardo |
Studiavo in aula 5, oggi, che non c’era nessuno. Nessuno fin quando sono entrato io, perché poi c’ero io, e io non sono mica nessuno, io. Almeno credo.
Per
il consulente nell'ufficio postale sono stato nessuno, che quando è venuto fuori il 651 ho detto: Io io!, come un asino, Io io!; ma non mi ha sentito; in
realtà mi capita perché parlo a bassa voce, guardo con gli occhi bassi, ascolto
con le orecchie basse, faccio tutto dal mio metro e sessantatré, e allora ha
detto subito: 652!, e in quel momento
sono stato nessuno;
Per
il cameriere sono stato qualcuno,
quando siamo andati al ristorante tutti insieme io ho chiesto una portata
vegetariana, e lui ha urlato alla cucina – non proprio alla cucina, capite, ma
a chi ci stava dentro – Ehi, c’è qualcuno
che non mangia carne al tavolo 5, che poi non è che non mangio carne, ma
non la volevo mangiare lì, quella sera, alla deriva di un tavolo 5, che mi ero ricordato di quando mia zia mi ha portato in tavola Flipper; no, non quello coi bottoni e le lucine, ma quello con le orecchie e gli occhioni grandi, Flipper, il coniglio del 2002;
Per
mia madre sono quello, quello che
torna tardi, quello che legge al buio, quello che lascia il frigorifero aperto,
le porte un po’ accostate, i rubinetti leggermente gocciolanti, lascio sempre
uno spiraglio tra le cose per poterci ritornare, non chiudo mai praticamente
tutto, che rimane come un barattolo dischiuso e mi frega sempre il vento, mi frega, serra le strade dei miei non ritorni;
Per
mio padre sono stato chi?, chi è che
devo andare a prendere dalla stazione?, chi è che ha usato il mio dopobarba?,
chi è che ha consumato la benzina nella macchina?, chi è che ha rovistato nel
cassetto delle monetine?, chi?, chi?, per mio padre sono sempre stato una
domanda, un interrogativo indecifrabile;
Per
il professore sono stato 26, un voto
che non vuol dire niente, un 26; mi pare che in quel paese lì di quella regione
là, ma sì, quella che non esiste, come si chiama, il Molise, si dica proprio: sei un 26, quando
si vuole dire a qualcuno che non è niente di speciale; 26, accetta? E accettiamo,
ho detto, che ci vuoi fare;
Per
il mio barbiere sono non troppo, non
troppo corti, per favore, non troppo lunghi, non troppo in su, non troppo corta
la barba, per favore, che poi perdo 10 anni in un colpo, non troppo diverse le
basette, non troppo, per favore;
Per
quella tipa di Canicattì sono stato tutti,
tutte le notti, tutti gli uomini con cui è stata, tutti i regali, tutti i
vestiti fuori posto, tutti i desideri, le possibilità, gli incontri, tutte le
attese, le scoperte, le delusioni, quando sono andato via sono diventato
niente, mi sono lasciato uno spiraglio per ritornare ma: niente, chiuso anche
quello, chiusa a chiave la sua stanza, chiuso il giovedì il nostro cinema in
periferia, chiusa la porta sulle sue spalle, non mi ha più lasciato entrare,
sono a metà tra il tutto e il niente che non è qualcosa;
Per
te sono Non ancora; quand'è che ci
vedremo, Non ancora, mi dici, quando
è che saremo noi, Non ancora, dici,
per te sono una negazione, una differenza in un’espressione algebrica, qualcosa
che manca e che devi bilanciare, un numero negativo arrotondato per difetto, quando è che smetteremo
di passarci le soluzioni dei problemi al telefono e ci correremo incontro?, Non ancora; quand'è che mi assicurerò
che il cielo della tua città è uguale al mio?, quand'è che litigheremo per i
treni in ritardo?, Non ancora; quand'è che vedrò le tue parole farsi spazio tra le labbra e trovare silenzio dentro di
me?; Non ancora, e allora quando?
Non ancora.
Io
per me stesso sono io, sono rimasto
io e basta, senza verbi, azioni, aggettivi, avverbi, sono un soggetto isolato,
sono solo, sono io.
Nessuno,
qualcuno, quello chi? Un 26, tutto, niente.
(Non
ancora, io.)
Flipper era anche un delfino, un delfino star come Rintintin era un cane star. star della tv vecchia piu' di te. e piu' di me, ma molto piu' di te. insomma, non te lo mangiare Flipper. la pellicola ti si incastrerebbe tra i denti. ps io per le monete uso le calze.
RispondiEliminatutto, niente, non ancora, tu, chi?
RispondiEliminaper me, -meglio di così, non credo proprio- :D
ogni istante di vita siamo qualcosa per qualcuno, per noi stessi, ma siamo anche in continua evoluzione. Ciò che dobbiamo imparare a riconoscere è che in quel preciso istante, non c'è niente di meglio di quel che siamo, giusto per salutare, perché nell'attimo successivo già saremo qualcun altro. E sempre meglio di così, non credo proprio.
T'immmagini? imperfetti in ogni istante, in ogni dove, in macchina o in treno, in ufficio, al supermercato. e splendidi per questo.