Il segreto dell'anguria - 78



Poi ho chiuso il giornale, poi perché prima lo avevo aperto per leggere qualcosa ma poi lo avevo chiuso, dovevo iniziare a farmi la barba e ho pensato: è vero che al mondo tutto ha un’etichetta, i pomodori, le scarpe, la musica, i quadri, le bottiglie di vodka, gli etero, i gay, le suore, le suole, gli studenti, gli architetti, i lavoratori, i vegani, gli onnivori, i comunisti, i fascisti, i cattolici, gli atei e gli agnostici, i finti perbenisti, i vegetariani, scientology e simili, i mancini e i destrorsi, i nati negli anni ‘80, gli artisti, gli indie, i fotografi, i chitarristi, gli scrittori, i poeti, i trans e i contrabbandieri, i camionisti, gli orologi.
E così ho pensato che io etichette non ne voglio, non sono mica un’anguria - ho pensato proprio all’anguria, che da piccolo vedevo sempre sul bancone del fruttivendolo vicino a casa della nonna ed era più grande della mia testa e fuori era verde ma io sapevo che dentro, dentro era rossissima, e ridevo perché io conoscevo il segreto dell’anguria. Con un’etichetta scritta a mano senza troppa cura, una scrittura veloce, e così ho capito poi dopo il giornale e prima della barba che io etichette non ne voglio.
Che poi, dove me l’attacco?
Sulle ossa non c’è aderenza.
Le storie, si attaccano alla pelle. E’ nella carne che si incastrano le parole.
Io, allora, sono senza storia - senza etichette su di me.

1 commento:

  1. "che da piccolo vedevo sempre sul bancone del fruttivendolo vicino a casa della nonna ed era più grande della mia testa e fuori era verde ma io sapevo che dentro, dentro era rossissima, e ridevo perché io conoscevo il segreto dell’anguria."
    Bell'anima. n_n

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