Accettare la propria morte e altre ricette – volume I - 35

Un secondo e poi... BUM!Sì, è proprio un secondo perché poi non ricordo più nulla. Un istante fa ero sul palco alla fine della mia prima serata, e ora mi ritrovo qui.
Mi spiego.
Ero su quel palcoscenico tre secondi fa, e invece adesso sono seduto su una panchina in un giardino pieno di alberi e fiori, con tanta gente che passeggia. Assurdo e surreale, non trovi, Tancredi?
Tancredi sono io, quando penso mi rivolgo a me con il mio nome di battesimo. Tutti mi conoscono come Tanino Lanzi, famoso attore teatrale e attoruncolo di cinema. Livello nazionale, si intende.
Ma il mio vero nome è Tancredi, e pochi lo sanno.
Mi osservo intorno e vicino a me c’è una signora che raccoglie viole nel prato. Credo sia proibito, ma non le dico nulla. Mi sembra così bella! Stanno facendo un pic nic, più in là. Vicino a un fiume. Ci sono due donne completamente nude però, e imbarazzato guardo altrove.
Verso la donna che coglie le viole.
- Tancredi?
Mi giro, c’è un uomo barbuto che mi sorride con i suoi occhi vivaci, mi sorride e io mi alzo e lui si siede, allora mi siedo anche io ma lì si alza lui. Insomma, è un continuo alzarsi e sedersi in maniera coordinata.
Quando capisco che devo alzarmi e seguirlo, è già tutto tranquillo.
Come fa a conoscere il mio vero nome? Non lo conosce nessuno!
Passiamo davanti a un uomo che dipinge un uomo che dipinge le rose, e cerco di non sembrare troppo perplesso. L’uomo barbuto mi fa ancora cenno di seguirlo.
Io lo seguirei fino all’inferno, tanto non ho niente da fare.
- Tancredi, si segga.
- Ma non vedo sedie!
- Anche i prati sono fatti per sedersi, non trova?
Impacciato, mi siedo e per poco non rotolo via.
- Tancredi, credo che lei abbia capito dove si trova, vero?
Annuisco e proferisco: no!
L’uomo barbuto ride, sembra che mi stia prendendo in giro, e non mi va a genio. Un attimo fa ero sul palco e ora un vecchio mi prende in giro! Ma dove sono capitato?
- Lei è morto, Tancredi.
- Io sarei morto?
- Sì, morto stecchito.
- Ma … se sto parlando ora con lei!
- È la sua anima, Tancredi. Il suo corpo è rimasto sulla Terra.
- E come sarei morto, sentiamo?
- Infarto.
- Infarto.
- Sì.
- E non c’è modo di ritornare giù?
- Direi di no. Ma perché me lo chiedete tutti?
- No senta, signor…
- Mi chiami San.
- Senta, signor San. Lei mi prende in giro. Io non posso essere morto perché ora sto vivendo, parlo, la ascolto, cammino. Probabilmente sto sognando o questa è una messa in scena dei miei colleghi attori, Franco, quello lì, c’ha sempre idee assurde. L’anno scorso versò della cera sul palco, e per tutto il primo atto non abbiam fatto che scivolare. Quindi no, non sono morto.
- E invece sì. Mi creda, Tancredi.
- Ma poi, uno muore e si ritrova qui? Senza capire nulla? Che sensibilità avete, eh? Mettete un cartello! Siete qui e siete morti. Mi faccia parlare con qualcuno che ne sa più di lei.
- Mi sembra difficile.
- Per quale motivo?
- Io sono San.
- San?
- San Pietro!
Oddio mio! È San Pietro. Oddio mio sono veramente morto. Oddio mio. Mia moglie, i miei figli. Chissà come staranno piangendo il tanto amato padre.
- Mio Dio …
- Al momento è occupato.
- La mia famiglia …
- Lasci perdere, quella è la vita terrena. Si goda la vita qui.
- QUI? Qui dove, Signor San Pietro?
- Purgatorio, Zona Talenti, per essere precisi.
- Purgatorio? Ma come! Io non ho mai peccato!
- Bene, ecco che ne segno un altro, di peccato, e scende dritto dritto …
- NO! La prego!
- E allora si accontenti. E poi, non è contento di essere nella zona Talenti?
- Certochesì!
- Bene. Ora se non le dispiace io dovrei andare in riunione. Alle 19.00 ora romana ho il meeting con il Principale e poi una sola pausa cena. E dopo devo vietare a Maria di fare quell’apparizione che aveva fissato il mese scorso …
- E io? Che faccio?
- Si goda la morte, signor Tancredi. Se-la-go-da Attenda.
- Ok, attenderò. Buona giornata, Signor San Pietro.
- Buona giornata.
Bene. Sono morto. E so dove sono, almeno questo. Pensavo che morire sarebbe stato diverso, invece è stato parecchio strano. Uno attende per tutta la vita la sua morte, e poi arriva così, come uno starnuto. E ora devo attendere ancora. Etciù.
- Salute!
Chi è, quest’uomo?
Eccolo qui davanti a me, con un cappello e i baffi simpatici, che si diverte a giocare con della plastilina colorata dalle forme assurde. Me ne porge un pezzo; è blu intenso, e tra le mani ne ha tantissimi: gialli, rossi, neri. È steso per terra, come se si fosse svegliato da poco. Mi chino.
- Piacere, sono Tanino. Tanino Lanzi.
- Io sono Juan.
- Non mi pare di conoscerla.
- Juan Mirò.
- Ah-ah. Quel Mirò?
Mi sorride, Mirò, con i denti un po’ sporchi di colore, come se lo avesse inghiottito per la fame. Ora che lo osservo meglio, mi accorgo che ha la faccia sporca di colore, mentre continua a giocare con le sue formine colorate, mettendole insieme. All’improvviso si addormenta, con le forme sotto la testa, e modella con le mani i suoi giocattoli, che assumono forme nuove.
Che uomo surreale.
- Lo lasci dormire.
È un uomo simile ad una scarica elettrica, che mi parla. Questo lo riconosco subito, ho visto parecchie sue foto.
- Salvador!
- In anima e baffi!
Dalì sembra un uomo fuori dalle righe, ma subito si siede e comincia a disegnar qualcosa sul suo blocco di schizzi, osservando l’amico addormentato.
- Mi piacciono i sogni.
Cerco di sorridere e faccio per andare via, mentre una voce mi chiama.
- Venga qui! Mi serve una mano!
Occhiali e viso elegante, quest’uomo è seduto davanti ad una specie di tela posata per terra, con in mano delle figure riconoscibili: cerchi, triangoli, qualche trapezio. Segmenti colorati.
- Chiuda gli occhi, e le getti sulla tela.
È quello che faccio subito, seppure non capisco il perché in purgatorio tutti siano un po’ pazzi. Soprattutto qui, c’è una grande confusione.
Comunque, sto al gioco. Getto le forme sulla tela e quando riapro gli occhi, quell’uomo sembra soddisfatto, neanche mi considera più. Mi allontano un po’ arrabbiato: in fondo sono stato io a gettare quelle forme nella tela! Cammino guardando all’indietro, e quasi cado, se non fosse stato per lui.
Tra tutti, sembra il più buono. Ha la faccia sporca di polvere colorata, come farina rossa e blu. Mi offre dei krumiri ma rifiuto, in fondo non ho fame. Con un lieve accento russo, mi domanda da quanto tempo sono qui, e io rispondo:
- Praticamente da ora.
Mi sorride, e sembra un mio amico da sempre, è tanto buono così sporco di polvere di colore sul viso. Poi ritorna a impiastricciare con le dita su un piccolo foglio che possiede, e mi dice che se ho bisogno di qualcosa, lui può aiutarmi.
Chissà chi è.
Guardo oltre e noto una figura altissima. Mi avvicino e capisco che è in piedi su un cubo. Sembra dirigere un’orchestra, e guarda tutti gli altri come se fossero suoi sudditi, guarda così anche me, e chino il capo perché sembra un imperatore. Sembra arrabbiato, muove le mani velocemente, è difficile coglierle con uno sguardo.
- Venga qui, non si faccia intimorire!
È un altro a parlarmi, e questo sembra un ballerino. Ed infatti danza, invece di camminare. Si nota come ami stare lì, la sua gioia di vivere – o morire, non ho ancora ben capito – traspare da ogni suo centimetro di pelle. E danzo anche io, tenendolo per mano, e danzano anche gli altri, l’uomo impolverato e l’uomo con i cerchi, tutti insieme, per qualche minuto. Mi sento stupido, perché l’uomo imperatore ci guarda male, e noi danziamo.
Intanto scorgo un uomo, probabilmente francese, che fa avvicinare alcune ballerine che sembrano essere sue figlie e le fa danzare con noi. Una mi sussurra:
- Siamo le ballerine di Degas!
E lui continua a dipingerle. Poi svaniscono tutte, nei loro tutù bianchi e azzurri, e rimane con me solo l’uomo che mi ha fatto danzare.
Si inchina a me, il ballerino.
- Sono Matisse, benvenuto nel nostro angolo di vita. È una gioia averla qui!
Mi inchino anche io. In fondo la morte non è così brutta; sto conoscendo tantissima gente simpatica e famosa, magari mi faccio una foto e la faccio vedere ai miei colleghi … ah no. Non ho più dei colleghi! Non è semplice abituarsi all’idea che nulla esiste più.
- Come mai lei è in purgatorio?
- Tutti gli artisti, quasi tutti, ci vanno.
- E perché?
- Alcuni di noi hanno lottato a volte utilizzando mezzi non proprio benevoli, e poi, diciamocelo – e qui si avvicina bisbigliandomelo all’orecchio – in paradiso ci vanno solo i pittori che hanno dipinto il Principale e la sua famiglia.
- Quindi … Caravaggio non c’è?
- Mai visto da queste parti.
- Mi spiace.
Dopo che ho nominato Caravaggio, due uomini si sono avvicinati. Uno sembra silenzioso, distaccato, di poche parole. L’altro è luminoso in volto, e sembra voler dire molte cose.
- Stavamo parlando proprio di lui, noi due.
Si presentano come Edward Hopper e Turner.
Edward sembra non ascoltarmi, si gira dall’altra parte, non parla. Turner invece è allegro come una pasqua e cerca di inserirmi nel dialogo. Parlano di luce, luce nella pittura, ma io non so un granché.  So solo che devo pagare il carrozziere perché mi ha cambiato le luci dell’auto. Ah, ma no! Sono morto!
Comincio a trovare lati positivi dell’essere schiattato. Accetto la mia morte, con savoir faire.
Tutti si dileguano, e io resto solo in un attimo, con il mio cappotto nero. Mi alzo e procedo verso un promontorio isolato, sembra immerso nella nebbia. Mi volto indietro: la mia allegra compagnia sta pranzando con i quadri di Arcimboldo. Poi, guardo verso l’infinito.
Che faccio, li raggiungo? Ma sì.
Non mi resta che aspettare, no?







Con la collaborazione, nell'incipit, della mia sorellina. :)

3 commenti:

  1. Hai "dipinto" il tuo aldilà ideale.
    Il racconto è fresco e a tratti rivelatore.
    Bravo, mi piace :-)

    RispondiElimina
  2. Un purgatorio così c'è quasi da augurarselo ^_^
    [Ma quindi hai messo Caravaggio all'inferno? O hai dipinto un Dio abbastanza "ironico" da prenderlo con sé nella volta del Paradiso? ;) ]

    RispondiElimina
  3. Ciao, a questo indirizzo http://ossauniverumnblogs.blogspot.com/2011/01/nikon-slide-adaptor-to-computer.html potrai trovare una persona che si è adoperata di plagio nei tuoi confronti.
    Dato che sono stato plagiato ripetutamente anche io, ti consiglio di dare un'occhiata.
    A presto.
    Andrea

    Ps. Se sai come poter "costringerlo" a rimuovere ciò che ha copiato, fammelo sapere, grazie.

    RispondiElimina